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Cresce la rabbia a Catanzaro, città in sofferenza in una Calabria che agonizza. Servono svolte radicali che non arrivano!

23 Agosto 2023 - Massimo Tigani Sava

Cresce la rabbia a Catanzaro, città in sofferenza in una Calabria che agonizza. Servono svolte radicali che non arrivano!


Quest'estate ho ascoltato ragionamenti importanti quasi solo da Nicola Gratteri. Un consiglio ai politici

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Cresce la rabbia a Catanzaro, città in sofferenza in una Calabria che agonizza. Servono svolte radicali che non arrivano!

Cresce la rabbia a Catanzaro! Lo leggo sui social, negli interventi scritti, in troppe note stampa. Catanzaro è in sofferenza e sta smarrendo anche la sua matrice bizantina, in parte caratterizzata da toni ipocriti e falsi, ma con quel filo di placido perbenismo che non veniva mai meno. E questo accade in una Calabria che continua ad arrancare, che non riesce a risolvere le sue emergenze ataviche, che in troppi ambiti agonizza. La condizione economico-sociale, ve lo dico da osservatore e intellettuale che vive la quotidianità del lavoro e delle imprese, è drammatica. Mancano migliaia di posti di lavoro, in tantissimi non sono riusciti a mettere su famiglia e a generare figli (per scelta), intere generazioni sono in ansia, tantissime aziende sopravvivono con enormi difficoltà. Molto apparente benessere pesa sulle spalle di genitori e nonni ormai anziani, che fanno da precario ammortizzatore sociale. Ci ubrichiamo per mille iniziative e manifestazioni che non riescono, tranne in rari casi, a modificare la struttura economico-sociale, ma si fermano sulla superficie e sono diventate esse stesse, talora, occasione di un tirare a campare che non costruisce ricchezza consolidata e ben distribuita.
C’è troppa concentrazione di interessi e aspettative sulle amministrazioni locali e sulla Regione. Fior di professionisti sono costretti, causa l’assoluta condizione asfittica dell’economia reale, a sperare che un incarico o una consulenza vengano dal pubblico più che dal privato. Le imprese che vivono di solo mercato, di puro mercato, non sono la stragrande maggioranza del Pil calabro. Tutti i settori sono in affanno, compreso quello della mia specializzazione: l’informazione, cui dedico qualche parola. Quanti esponenti del pianeta comunicazione hanno preferito (o sono stati costretti) a trovare rifugio nei possibili rapporti, in prevalenza temporanei, con il mondo pubblico? E quanti altri sono pienamente soddisfatti della loro condizione nel privato? Pensate che sia diverso in altri ambiti professionali? E quindi cresce la rabbia, monta il disagio sociale, dagli strati più deboli e indifesi a quelli più apparentemente altolocati (tranne le poche condizioni di vero privilegio, meritate o meno) che stentano a tenere il ritmo, perché comunque devono fare i conti con livelli di spesa non più sostenibili.
A Catanzaro, come in altre città di questa Calabria che continua a essere ferma se non ad arretrare, può far comodo l’indennità di consigliere comunale, o ancor più quella di un assessore. Non dico che sia per tutti la stessa cosa, o per tutti l’unico obiettivo, ma può far comodo! Ed una boccata importante d’ossigeno può giungere da un contratto a tempo determinato con un consigliere regionale o nei cosiddetti “gruppi” e “strutture”. Anche mille euro al mese, perché ci paghi il mutuo o la rata dell’auto. Si sgomita, è inevitabile. La rabbia, ripeto, cresce, assieme a sentimenti che possono essere d’invidia, di rancore, o addirittura di sdegno. Non c’è spazio per tutti. La domanda è di molto superiore all’offerta, per cui mi metto anche nei panni dei politici che devono gestire queste situazioni tentando di approdare a sintesi impossibili in cui il concetto di meritocrazia forse traballa. La coperta è corta, se la tiri da un lato ne scopri un altro.
Anche nella Catanzaro sonnolenta degli anni del “boom”, quelli che corrispondono ai fantastici goal di Massimo Palanca (talora mi chiedo se l’amore sviscerato per i fasti dei Giallorossi in seria A non dipenda anche da un amarcord per tempi felici che non esistono più!), cresce la rabbia. Lo voglio ripetere questo sostantivo: rabbia, sì, amplificata dalla rete, dai post sui social.
Lo dico con chiarezza alle classi dirigenti della Regione, del Comune Capoluogo e di altri centri importanti della Calabria: abbiate la forza di pensare alle soluzioni strutturali, quelle che aumentano Pil, reddito pro capite e generano posti di lavoro veri e produttivi. Tutto il resto non serve e si traduce anche in oggettivi sprechi di risorse. Quest’estate ho avuto la netta impressione che ci fosse più offerta di spettacoli, ovunque, che non presenza di pubblico pagante. Ed ho seri motivi di preoccupazione sull’andamento turistico, con riflessioni che nascono da analisi empiriche frutto di un dialogo continuo con gli operatori economici e i titolari di imprese. Abbiamo un turismo prevalentemente povero, che spende poco, che essenzialmente si trasferisce in Calabria per un periodo molto limitato di agosto con budget assai contenuti. Se non è così sarò lietissimo di essere smentito: alberghi, ristoranti e strutture ricettive in genere mi dimostrino che hanno aumentato di molto i fatturati e la qualità del fatturato.
Augusto Placanica e mio padre, Francesco Tigani Sava, da valenti storici di matrice marxista mi hanno insegnato la differenza che esiste fra congiuntura e struttura. Avviso ai politici calabresi: vi state occupando molto di congiuntura e poco di struttura, ecco perché poi si leggono con preoccupazione le relazioni annuali di Bankitalia e, anche per l’agricoltura, i dati che emergono non sono esaltanti. Non tutto è nero, è ovvio, ma vedo ancora una prevalenza di grigio, e constato tanta sofferenza umana che si traduce in rabbia. La rabbia sociale non canalizzata (un tempo, quando Pci e Psi erano partiti gestiti da persone molto preparate, si parlava di coscienza di classe) diventa, però, “sottoproletariato” incapace di partecipare consapevolmente all’impegno politico. Il “sottoproletariato” del mondo globalizzato, cioè degli anni che stiamo vivendo, non ha più solo le proprie mani a disposizione, ma può avere anche la laurea e il master. E accanto a questo “sottoproletariato 3.0” quanti sono quelli che hanno bisogno di un aggancio nel sistema pubblico per tirare a campare grazie a una consulenza o a un contratto a termine invece che sfidare il duro mercato del lavoro? E qualcuno di questi, magari, non perde il gusto di pontificare o di alimentare zizzania (ma questa è un’altra storia, che però contribuisce a gettare benzina sul fuoco della rabbia!).
Ultima considerazione su Catanzaro: non saranno un concerto in più o le luci dello stadio (positivo il lavoro fatto, comunque), o una sagra molto frequentata a cambiare la struttura economico-sociale di questo capoluogo in sofferenza. Serve, invece, uno sforzo gigantesco e sovrumano per intervenire sulla struttura, in ogni ambito strategico: scuola, università, imprese, commercio, artigianato, agricoltura, servizi, turismo… costruendo filiere funzionanti ed efficaci che generino Pil e posti di lavoro. Altrimenti la rabbia crescerà, accanto al pericolo di scivolare e sbattere il muso.
Ritornerò su questi argomenti e vi dico che quest’estate ho ascoltato parole significative quasi solo da Nicola Gratteri. (Massimo Tigani Sava)

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