Qual è il senso più profondo di un’oasi naturalistica? Lasciarla così com’è, intatta, pura, integra, non manomessa in alcun modo dall’intervento umano. Questo principio dovrebbe essere applicato anche all’area delle cosiddette Dune di Giovino, un tratto di costa catanzarese e jonico che tantissimi, tra esperti e semplici estimatori, hanno valutato di straordinario pregio proprio per il suo delicatissimo ecosistema. Le fotografie che allego a questo commento raccontano di un intervento in corso, voluto dall’Amministrazione comunale di Catanzaro, volto a realizzare una pista ciclabile che attraversa proprio quest’oasi naturalistica. Era indispensabile? Era necessario? Era ineludibile? È un intervento coerente con le esigenze di massima tutela e salvaguardia? Personalmente ho fatto una passeggiata sul luogo e sono rimasto attonito. Quest’articolo è un invito formale al Consiglio comunale tutto, con in testa il suo presidente Bosco, alla Giunta, guidata dal sindaco Fiorita, ai Consiglieri regionali del capoluogo, al Presidente della Provincia, a maturare analoga esperienza. Vorrei proprio capire se è la mia sensibilità ecologista ad essere troppo radicale e intransigente, o se la stessa possa trovare adesioni diffuse. Sarebbe utile poi che sulla questione si esprimessero i rappresentanti delle maggiori associazioni ambientaliste: Lipu, Wwf, Legambiente… E anche Italia Nostra, il Fai… Perché vorrei proprio condividere una sensazione che mi fa star male da giorni, in quanto sono convinto che la natura più bella, autentica, armoniosa e vera sia proprio quella che viene lasciata alla natura stessa, così come Dio l’ha creata!
Questo mio intervento ha radici spirituali e filosofiche, di matrice pitagorea, prima che culturali e politiche nell’accezione più nobile del termine. Non sono interessato a disquisizioni su questioni di carattere burocratico che lascio ai soggetti competenti (qualsivoglia pratica può essere corretta sul piano formale, ma comunque non condivisibile su altri fronti). Credo che compito di un giornalista e di un intellettuale, ma anche di un qualsivoglia cittadino, sia quello di porsi domande e di porre domande. Pertanto mi chiedo: la pista ciclabile non avrebbe potuto essere realizzata lungo un altro percorso, magari limitrofo, senza intervenire nel cuore delle Dune di Giovino? Nel cartello allestito dall’Associazione Dune, che all’interno della Pineta di Giovino introduce alla preziosa Oasi naturalistica, si legge: “La duna costiera: un ecosistema in via d’estinzione”. E poi lo stesso cartello spiega come l’equilibrio della duna costiera di Giovino sia molto fragile, frutto di relazioni complesse ed esili tra rilievi sabbiosi, acque piovane, correnti marine e moto ondoso, venti, vegetazione, radici delle diverse piante. Per non accennare alla delicatezza intrinseca della flora e della fauna che popolano quest’habitat tanto particolare, distintivo, unico.
Una delle mie esperienze di viaggio più straordinarie fu la visita al Museo Kröller-Müller situato all’interno del Parco Nazionale De Hoge Veluwe, in Olanda, nei pressi di Arnhem. Il Parco occupa circa 5.500 ettari di foreste, brughiere, pianure erbose e basse dune di sabbia, dove vivono diverse specie e varietà botaniche. Lo si può visitare liberamente, godendo di una natura intatta, a piedi o in bicicletta per giungere infine al museo dove si può ammirare una delle più belle collezioni al mondo di opere del geniale Van Gogh, oltre a capolavori di maestri moderni come Claude Monet, Georges Seurat, Pablo Picasso. E si pensi che il Parco Nazionale De Hoge Veluwe nacque dalla filantropia e dalla sensibilità ecologica dell’uomo d’affari olandese Anton Kröller e di sua moglie, esperta d’arte, Helene Kröller-Müller. Oggi lo gestisce un’apposita fondazione. La mission principale? Lasciare quella brughiera com’era, difendendola da possibili interventi umani. Si pensi che circa un terzo della superficie del parco non è accessibile al pubblico, al fine di tutelare la fauna presente nell’area. Avete capito bene? Addirittura non accessibile! Altro che pista ciclabile!
Sarebbe utile alla collettività catanzarese tutta se attorno a questa vicenda si esprimessero tante voci autorevoli e competenti (ambientalisti, docenti universitari, biologi, botanici, esperti di gestione del territorio), accanto a normalissimi cittadini che ritengono il patrimonio pubblico la massima espressione della collettività. Gradirei che il sindaco Fiorita e la sua Giunta motivassero l’intervento della pista ciclabile dal punto di vista della salvaguardia ambientale ed ecologica, perché magari sono io a non capire, o i miei occhi hanno visto male, o è la mia sensibilità eccessiva a rimanere frastornata quando vede un paletto di ferro piantato accanto a un giglio marino e a un cartello esplicativo che esalta le peculiarità dello stesso. Non ho mai visioni manichee, tranne che nel dividere il mondo fra famelici ladroni e persone perbene il che mi produce diversi nemici borderline, ma sull’Oasi di Giovino (unanimemente giudicata fragile), le sue dune e i suoi gigli marini sono disposto ad ascoltare opinioni diverse senza pregiudizi di sorta. Non sto usando immagini retoriche. Se Fiorita, Iemma, Belcaro (sui quali scommetto senza tentennamenti che dovrebbero avere una forte matrice ecologista!) compiendo la stessa mia passeggiata alla fine diranno “Massimo hai torto”, giuro che sono disposto a considerare se sono la persona sbagliata nel posto sbagliato. Oppure, al contrario, Fiorita, Iemma e Belcaro si attiveranno per rimettere tutto in sintonia con una visione fortemente ambientalista.
Infine mi chiedo: prima di deliberare la pista ciclabile da realizzare in questo determinato modo (cioè attraversando longitudinalmente le Dune di Giovino) è stato riunito un pool di esperti, tra ambientalisti, botanici, architetti, paesaggisti, per valutarne il possibile impatto? Se per mia distrazione un confronto alto e autorevole è stato realizzato, chiedo cortesemente di poterne leggere le risultanze. Se non lo si è fatto mi chiedo solo perché.
Chiudo dicendo che nella vita è possibile avere opinioni diverse, finanche contrastanti. Dall’esito di questa vicenda che riguarda le Dune di Giovino, un gioiello assoluto della costa jonica catanzarese e calabrese, capirò se la mia personale visione ambientalista ed ecologista sia forse estrema ed isolata, non meritevole di considerazione in questo specifico contesto catanzarese, e quindi da relegare nell’ambito delle utopie campanelliane! Spero di no, ma resto in trepidante attesa. (Massimo Tigani Sava)