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L’inalazione di nanoplastiche riduce le capacità olfattive: importante ricerca del Cnr pubblicata su Science

26 Febbraio 2025 - Local Genius

L’inalazione di nanoplastiche riduce le capacità olfattive: importante ricerca del Cnr pubblicata su Science


Verificata la bio-distribuzione in numerosi organi del corpo, fra cui il cervello, i polmoni, i testicoli, il tessuto adiposo. Emergono dati molto preoccupanti

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L’inalazione di nanoplastiche riduce le capacità olfattive: importante ricerca del Cnr pubblicata su Science

«Le nanoplastiche – piccolissimi frammenti di plastiche, di dimensioni inferiori a un millesimo di millimetro – sono ormai diffuse in quasi tutti gli ecosistemi, compresi suolo, aria e acqua: la massiccia contaminazione determina un rischio per gli organismi viventi, tra cui l’essere umano, che può entrare in contatto con queste sostanze in diversi modi, attraverso la catena alimentare, l’acqua e l’aria. Oggi, per la prima volta, uno studio coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo Scalo (Rm) ha approfondito gli effetti dell’inalazione di nanoplastiche nei mammiferi». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata dal Cnr il 25 febbraio 2025 e che riportiamo integralmente. La ricerca, pubblicata sulla rivista Science of The Total Environment, ha coinvolto anche altri due Istituti di ricerca del Cnr – l’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Cnr-Iia) e l’Istituto di scienza, tecnologia e sostenibilità per lo sviluppo dei materiali ceramici (Cnr-Issmc) – e il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma. I risultati mostrano una preoccupante capacità delle nanoplastiche di penetrare nel cervello e deteriorare, in particolare, la funzione olfattiva.

“Abbiamo condotto lo studio su modelli murini, avendo già osservato che l’inalazione di nanoplastiche provoca una sua bio-distribuzione in numerosi organi del corpo, fra cui il cervello, i polmoni, i testicoli, il tessuto adiposo. Non sapevamo, però, nulla sui tempi di permanenza di queste sostanze, né tantomeno sugli effetti della loro presenza sul funzionamento dell’organo/tessuto in cui si sono introdotte”, spiega Stefano Farioli Vecchioli del Cnr-Ibbc, tra i partecipanti alla ricerca. “Ora, abbiamo per la prima volta osservato – ha aggiunto – che la loro presenza induce un grave difetto nella capacità olfattiva degli animali, associato a un persistente deficit della funzionalità dei neuroni del bulbo olfattivo, la regione del cervello deputata al riconoscimento degli odori. I nostri studi hanno poi evidenziato la presenza di processi infiammatori transitori nel bulbo olfattivo che ha inalato nanoplastiche. Infine, abbiamo osservato che l’inalazione è in grado di indurre un aumento compensativo della neurogenesi adulta, ossia la produzione di nuovi neuroni, che però non è in grado di riparare il danno indotto dalle nanoplastiche stesse”.

«I dati emersi – spiega la nota stampa del Cnr – delineano un quadro preoccupante sulla capacità delle nanoplastiche di penetrare nel cervello e deteriorare le funzioni olfattive per lungo tempo: lo step successivo sarà verificare i possibili effetti sull’organismo umano». “A tal proposito bisogna ricordare che circa il 95% dei pazienti con Alzheimer e Parkinson soffre di disturbi olfattivi, che si manifestano 10-15 anni prima della comparsa dei sintomi: l’intenzione è approfondire se vi sia un collegamento tra gli effetti delle nanoplastiche e questo tipo di patologie”, conclude Farioli Vecchioli. Il progetto, scaturito da un’intuizione di Francesca D’Amato del Cnr-Ibbc, ha visto la collaborazione di Adriana Pietrodangelo del Cnr-Iia e di Anna Costa del Cnr-Issmc e di Alessandro Nucara del Dipartimento di Fisica dell’Università Sapienza di Roma, ed è stato realizzato in gran parte da Giorgio Prosperi, che ha svolto la tesi di laurea in un laboratorio del Cnr-Ibbc.

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