La geopolitica e la politica estera non si fanno con le battute sui social, ma con le analisi supportate da nozioni storiche solide. L’errore strategico dell’Unione Europea è stato quello di appiattarsi su una parte dell’establishment americano e di fare sostanzialmente guerra alla Russia attraverso l’Ucraina. L’Unione Europea avrebbe dovuto, invece, e sin dalla caduta del Muro di Berlino nel 1989, lavorare per inserire l’ex Urss in un contesto continentale unitario piuttosto che immaginare di erodere fino all’esagerazione gli interessi vitali e finanche il territorio di Mosca. La Russia non è un paesetto qualsiasi, ma la prima potenza nucleare al mondo, con un territorio sterminato e ricchissimo di materie prime, e con un popolo abituato ai sacrifici e alla lotta dura. La guerra ucraina è frutto di una sottovalutazione spaventosa delle capacità di mobilitazione globale della Russia che ha trovato soprattutto nella Cina un partner fondamentale. Per interesse di pochi, e a danno del popolo ucraino, si è alimentata una guerra sanguinosa che, se non fosse giunto provvidenzialmente Donald Trump, ci avrebbe fatto rischiare la terza guerra mondiale. Con tono poco consapevole di una recita insostenibile, portata avanti finora in maniera molto irresponsabile, Zelens’kyj si è presentato davanti a Trump, Vance e Rubio pensando di poter dettare lui le regole. Il presidente ucraino (lo sarà ancora per molto?) non ha capito che ha un’unica scelta: accettare una soluzione targata Usa che è la meno dolorosa possibile. Si stanno ridisegnando i destini del mondo e dell’intera umanità e la roulette sulla quale si è misurato Zelens’kyj si è rotta, non c’è più, e sia ai Russi sia agli Americani, così come ad Arabi, Israeliani e Cinesi non interessa in alcun modo riattivarla. La strada più veloce per uscire dalla crisi sarebbe quella di restituire al Popolo Ucraino il potere democratico di decidere, indicendo elezioni per il rinnovo dei vertici del Paese. Nella storia è sempre accaduto così. Gli stessi attuali leader di diversi Stati europei, così come della Ue, se non dimostreranno di aver capito che sono essi stessi la causa primaria della crisi europea e ucraina, risulteranno ancor di più inadeguati e fuori posto. Trump è stato chiaro, così come Vance: perché si fa finta di non sentire? In geopolitica i bluff durano poco: o hai la forza o non ce l’hai, e se non ce l’hai è meglio evitare scontri sul ring. Ribadisco un concetto chiave: dagli anni Novanta del secolo scorso l’Ue ha sbagliato la propria posizione strategica nei confronti della Russia. Sarebbe stato fondamentale costruire un lento ma fattivo processo di integrazione, di visione comune, di interessi condivisi. Qualcuno ha pensato il contrario ed ha perso. L’altra sera ho condiviso una battuta in tv di Massimo D’Alema su una certa rappresentante di Bruxelles che molto irresponsabilmente nelle settimane scorse ha dichiarato: andiamo avanti fino alla sconfitta della Russia! Su questa stessa linea Napoleone Bonaparte ha perso il suo impero, e la Germania di Hitler ha firmato una devastante sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. In questo quadro certo Pd italiano sta riportando la sinistra ai tempi dell’antiamericanismo militante. Questa scelta sarà la tomba di buona parte del Pd ed aprirà presto le porte a nuove aggregazioni politiche. Oggi più che mai sarebbe servito, in Italia, un ragionamento di unità nazionale attorno a Giorgia Meloni, premier di notevole spessore politico. Purtroppo nel traballante centrosinistra c’è qualcuno che, pensando di poter trovare spazi di potere, sta giocando a fare il Che Guevara in miniatura, sposando linee che i Popoli, sia in Usa sia in Europa, stanno continuamente bocciando alle urne.

Un’Europa con leader nuovi deve pensare a un’alleanza strategica con la Russia d’accordo con gli Usa
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