Un “occhio verde” entra in vigneto per rendere la produzione di vini di qualità sempre più alta, economica e sostenibile per l’ambiente. Si chiama GreenEye ed è un progetto di ricerca svolto da GiottoConsulting srl, azienda di Follina (Tv) che opera a livello internazionale nel campo delle consulenze vitivinicole, in collaborazione con l’Università di Padova e il gruppo di imprese TEAM (Tecnologie Evolute per l’Agricoltura Meccanizzata). GreenEye rappresenta un vero e proprio strumento applicativo all’interno del processo vitivinicolo ed ha l’obiettivo di contribuire alla crescita qualitativa dei vini tenendo anche in considerazione la preservazione degli ecosistemi e dell’ambiente. Il vigneto, infatti, non è un semplice luogo di produzione, ma rappresenta un ecosistema caratterizzato da equilibri complessi di cui tenere conto. Il progetto di ricerca parte dall’esecuzione di rilievi in vigneto attraverso un sensore di prossimità montato su trattore. Passando fra i filari, i sensori rilevano lo stato di salute e la vigoria di ogni singola pianta oltre che una serie di dati microclimatici riguardanti l’interfila e la parete fogliare stessa. Ogni dato è inoltre georeferenziato generando mappe cromatiche specifiche per ogni variabile indagata al fine di approfondire la conoscenza della variabilità territoriale che caratterizza naturalmente ogni vigneto. Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Gheusis il 23 marzo 2018, e che riportiamo integralmente.
Con questo metodo – prosegue il comunicato – si intende sviluppare ancor più il concetto di “viticoltura di precisione” arrivando a una vera e propria “viticoltura di dettaglio”. Il progetto mette al centro lo studio approfondito degli effetti della variabilità dell’espressione vegetativa del vigneto sulle caratteristiche qualitative delle uve e dei vini e nasce dall’esigenza di avvicinare maggiormente la sfera agronomica a quella enologica nella convinzione che questo possa generare un nuovo approccio qualitativo sia per quanto riguarda la valorizzazione territoriale, attraverso i vini prodotti, che per l’implementazione di una viticoltura sempre più consapevole e puntuale. La vigoria, essendo una variabile parzialmente modulabile e influenzabile dalla gestione agronomica, rappresenta, infatti, uno strumento qualitativo molto potente. E’ risaputo – continuiamo a citare testualmente – che gli eccessi di vigore rappresentano un limite alla produzione sia per la qualità delle uve prodotte che per le problematiche di tipo sanitario a cui sono spesso correlati. Esiste quindi una relazione lineare tra le caratteristiche di variabilità di ciascun vigneto, le pratiche agronomiche applicate e la risposta qualitativa nelle uve prodotte per quanto riguarda specifiche caratteristiche che andranno poi ad influenzare la tendenza all’ossidazione e quindi il potenziale evolutivo dei vini. Grazie a una viticoltura di dettaglio, infatti, è possibile avvicinare in maniera significativa una specifica gestione agronomica a quelli che sono gli obiettivi enologici aziendali. Gli studi riguardanti l’ossidabilità e quindi il potenziale evolutivo dei vini sono stati effettuati attraverso una nuova metodica di analisi sui vini, messa a punto da GiottoConsulting, il TDO, Test Dinamico di Ossidabilità.
Il progetto “GreenEye” – continua la nota stampa – aggiunge, così, un nuovo tassello nella cosiddetta “viticoltura di precisione”. Si tratta di un approccio agronomico innovativo e all’avanguardia che tiene conto delle caratteristiche e potenzialità di ciascun terroir, ma anche della necessità di intervenire solo dove serve, sia con le concimazioni a rateo variabile che con le altre operazioni eseguite durante la stagione vegetativa e modulate in base alle reali necessità della pianta, riducendo così l’impatto ambientale. “L’innovazione tecnologica sta fortemente caratterizzando il modo di fare viticoltura. La cosiddetta “precision farming” trova oggi un’applicazione concreta a partire dalla concimazione, fino all’esecuzione mirata della sfogliatura meccanica, trattamenti fitosanitari e vendemmia parcellizzata – spiegano Stefano Saderi, responsabile del progetto di ricerca, e Federico Giotto di GiottoConsulting s.r.l. -. Proprio sulla vendemmia, che per il viticoltore rappresenta il risultato di un’intera stagione – concludono -, si stanno concentrando i maggiori interessi, poiché la gestione e la valorizzazione della naturale variabilità che caratterizza ogni vigneto può rappresentare un utile strumento per elevare il potenziale qualitativo delle uve prodotte a seconda degli obiettivi enologici”.