“La vigente formulazione sul contenimento della fauna selvatica risale a un quarto di secolo fa. Non è più adeguata a rispondere alle attuali esigenze gestionali di ungulati come capriolo, cervo, daino e in particolare cinghiale e di altre specie di mammiferi e uccelli invasive, sia autoctone che alloctone. Deve essere cambiata. In Lombardia sono in continuo aumento i danni alle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche, problematiche di ordine igienico-sanitario, impatti sulla circolazione stradale, con rischi elevati per la stessa incolumità umana”. Lo ha scritto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi ai deputati e ai senatori lombardi in una missiva con cui chiede modifiche legislative nazionali. È quanto si legge in un lancio di Lombardia Notizie, agenzia di stampa della Regione Lombardia, del 15 maggio 2018, e che riportiamo integralmente.
«L’attività di controllo fatta dagli operatori volontari – spiega il comunicato – è prevista dalla norma regionale ma non da quella nazionale. Un vulnus normativo che sta generando problemi di natura legale e che va risolto. I volontari che fanno un servizio di pubblico interesse devono poterlo fare in un regime di sicurezza normativa. L’attuale formulazione sulla vigilanza venatoria fa riferimento a un’allocazione delle funzioni in materia di caccia, oggi totalmente mutata e che ha innescato una serie di problematiche, tra le quali va annoverata anche l’oggettiva difficoltà nel coordinamento dell’attività di vigilanza tra i diversi livelli istituzionali (Regioni da un lato e Province/Città metropolitane dall’altro). La modifica di questo articolo si rende, pertanto, necessaria per assicurare la continuità dei servizi di vigilanza faunistico-venatoria presso le Regioni, amministrazioni cui ora competono tali funzioni». “Serve chiarire, alla luce della sentenza della corte costituzionale inerente la legge del Veneto, che le regioni in seguito alla riforma Del Rio hanno competenze in materia di vigilanza ittico-venatoria, al fine di garantire stabilità agli agenti con la connessa qualifica di Pg e poter programmare un servizio adeguato di vigilanza necessario anche per il contenimento della fauna selvatica” ha aggiunto l’assessore. “Regione Lombardia è impegnata ad attuare la legge regionale sul contenimento della fauna, individuando le zone idonee e non idonee alla presenza del cinghiale. È un passaggio fondamentale – ha spiegato il titolare della delega in giunta regionale – per regolare l’attività di controllo e intensificarla nelle zone dove si riscontrano più danni all’agricoltura e più rischi per l’incolumità umana. Siamo in costante contatto con le associazioni venatorie e con il mondo agricolo ed entro metà giugno la delibera andrà in giunta”.
“Chiedo anche l’impegno – ha detto ancora l’assessore – a creare un fondo straordinario nazionale per il contenimento della nutria, dedicato a finanziare i piani regionali di contenimento. C’è un precedente, ossia il fondo creato per la lotta al randagismo che in Lombardia ha portato alla soluzione del problema. Lo stesso meccanismo deve essere replicato per la nutria”. “Lo chiediamo da tempo come Regione Lombardia e lo ribadiamo ai parlamentari lombardi – ha concluso l’assessore – affinché si facciano carico di una istanza diffusa sul territorio e assolutamente bipartisan”.