Nel periodo dell’anno che va dalla fine dell’estate all’autunno, sul Monte poro si raccoglie anche il mais: quello trinciato sarà destinato all’alimentazione delle vacche (cosiddetti insilati), e invece quello a granella, opportunamente essiccato, arricchirà il pasto quotidiano dei maiali. Atmosfere antiche che significano, in un’era più abituata ad acquistare anche mangimi di produzione industriale, puntare a produrre da sé le materie prime necessarie per un’alimentazione sana e sostenibile dei propri animali. E Michele Dotro, giovane e competente imprenditore agricolo del Monte Poro (zona collinare vibonese posta nell’entroterra della famosa Tropea), per produrre la sua ottima ’Nduja di Spilinga da filiera corta e tradizionale dedica questa puntuale attenzione ai maiali che alleva in proprio. Nell’immagine che correda il presente articolo, scattata da Local Genius a settembre, Michele sta controllando il livello di maturazione delle pannocchie. In collaborazione con agricoltori della zona, in una logica di massima valorizzazione della dimensione rurale del Monte Poro (bene prezioso da non disperdere), si procederà poi alla mietitura e trebbiatura, e successiva essiccazione della granella di mais, in apposite serre aziendali e a temperatura ambiente. Nessuna essiccazione artificiale di tipo industriale, più o meno forzata! Si badi bene: sul Monte Poro (siamo a circa 600 metri di altitudine), il mais richiede almeno 135 giorni per il suo ideale ciclo di maturazione. Ecco quindi che le mietitrebbie entrano in azione in ottobre inoltrato. Se poi pensiamo che i campi utilizzati sono stati arricchiti con concimazione biologica (letame), e sono anche sottoposti a rotazioni biennali in modo da offrire alla natura il tempo necessario per la loro rigenerazione, capiremo come l’area agricola del Monte Poro stia difendendo, con enormi sacrifici, una dimensione agricola a misura d’uomo e rispettosa dell’ambiente. Il latte, il mais e gli altri cereali, i salumi, la ’Nduja di Spilinga da filiera corta, sono tutti prodotti d’eccellenza figli di un credo che non ama la sofisticazione, la chimica, le forzature dei cicli naturali. Ma il lavoro per ottenere mais da finalizzare all’allevamento sano dei maiali non finisce qui: dopo 25 giorni circa di essiccazione a temperatura ambiente, lo stesso deve essere triturato finemente, per ottenere una farina abbastanza sottile. Si miscelerà il tutto con favino, orzo, avena, frumento e soia, per comporre un pasto nutriente e salutare.
Capirete che è partendo da qui, e dalla parallela filiera del peperoncino piccante Tri Pizzi (varietà selezionata da decenni sul Monte Poro proprio per produrre il famoso salume spalmabile), che le carni e il grasso utilizzati per produrre la ’Nduja di Spilinga da filiera corta e tradizionale possono essere descritti come di straordinaria qualità. Come dire: il sapore sublime e ricercato della ’Nduja di Spilinga da filiera corta e tradizionale di Michele Dotro non nasce dal caso, o dall’uso di insaporitori chimici, ma da questo immenso lavoro agricolo che si ripetete di anno in anno e di stagione in stagione. E Michele Dotro crede moltissimo alle potenzialità agricole del Monte Poro, i cui terreni medio sciolti e freschissimi sono l’ideale per produrre ortaggi e cereali. Inoltre, le condizioni pedoclimatiche dell’area (venti, rugiada notturna, piovosità, ore di luce…) costituiscono una condizione unica e distintiva che premia tutte le produzioni agroalimentari. “Con l’uso sapiente del mais nelle miscele dedicate ai miei maiali – spiega Michele Dotro – ottengo carni compatte e mature, del giusto colore, e non sono quindi costretto ad utilizzare conservanti e coloranti, mi bastano sale e peperoncino Tri Pizzi. Ho studiato a scuola queste cose, ma ricordo soprattutto le parole di mio nonno paterno. Abbiamo memoria, in casa, di diverse generazioni dedicate all’attività agricola e anche alla produzione di ’Nduja di Spilinga da filiera corta e tradizionale. Amo il comprensorio del Monte Poro e la sua gente sana e generosa. Lotto perché i giovani di quest’area non debbano immaginare di emigrare, ma piuttosto di costruire un grande distretto rurale produttivo e redditivo. Le condizioni ci sono tutte”.
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‘Nduja di Spilinga da filiera corta, di 9 chili:
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