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Popolarismo contro il Populismo? Sì, ma il Popolo dov’è?

20 Gennaio 2019 - Local Genius

Popolarismo contro il Populismo? Sì, ma il Popolo dov’è?


Editoriale di Massimo Tigani Sava sul "Quotidiano del Sud"

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Proponiamo qui di seguito un editoriale pubblicato oggi, 20 gennaio 2019, a firma di Massimo Tigani Sava, sul “Quotidiano del Sud”, prima pagina e continuazione a pagina 27.

Alcune iniziative pubbliche, affiancate da periodiche prese di posizione sulla stampa, stanno lanciando l’idea che il Popolarismo di matrice sturziana possa rivelarsi l’antidoto giusto per sconfiggere il Populismo di Lega e 5Stelle. Se però si analizzano, al di là delle enunciazioni teoriche, le modalità con le quali si stanno organizzando e si attuano queste iniziative, ci si accorge che siamo di fronte, in linea generale e fatte le dovute eccezioni, a ipotesi di Popolarismo senza Popolo. Non sarà con il rituale dei convegni, che rischiano talora di apparire paludati e fuori tempo, che si riuscirà a sconfiggere l’ondata populista che avanza in Italia e in Europa. Per carità, nessuno vuole disconoscere i buoni intenti, che pur ci sono, peraltro in una stagione davvero povera di risposte rispetto alla marcia trionfale di Salvini, Di Maio e compagnia varia: sono comunque luci che si accendono nel buio pesto. C’è da chiedersi, però, senza finalità polemiche ma, anzi, con approccio quasi “scientifico”: la rinascita del Popolarismo può diventare vera e reale senza immaginare di far propri i cardini sui quali è stato costruito il trionfo del Populismo? Contenuti e comunicazione, sono questi i pilastri sui quali sono stati eretti i nuovi alti edifici della Lega e dei 5Stelle, approfittando dell’arretratezza  sostanziale del vecchio sistema politico impegnato, da un lato, a contendersi brandelli di potere senza capire che stava per crollare miseramente la propria base elettorale, e dall’altro incapace di leggere e tradurre i mutamenti epocali che hanno stravolto la dimensione popolare della vita.

Ritorniamo quindi al concetto iniziale: può esistere un’idea di Popolarismo senza Popolo, fatta cioè quasi solo di professori, di professionisti, o comunque di esponenti di élite più o meno credibili sul piano politico, alcuni dei quali convinti, forse, che sarà sufficiente posizionarsi in attesa di un’ondata di ritorno di consensi che invece, a nostro avviso, si sono spostati da un’altra parte per sempre? Sia chiaro: qualora la Lega e i 5Stelle dovessero perdere la marea di voti che oggi li sta premiando, assisteremmo alla nascita di nuovi contenitori, di nuove proposte, e non al risorgere del vecchio sistema, dei vecchi partiti, dei vecchi modi di interpretare il rapporto tra eletti e potere, tra eletti e popolo. Neanche la Restaurazione partita con il Congresso di Vienna, all’indomani della Rivoluzione Francese e del Periodo Napoleonico, riuscì a cancellare le trasformazioni profonde subite dalla società e dall’economia a partire dalla fatidica Presa della Bastiglia. E l’idea di restaurare l’Ancien Régime, che poggiava sul divino diritto dinastico, era molto più forte rispetto alle timide resistenze dell’oggi fatte di apparati che non hanno neanche più la forza di mettersi d’accordo tra loro stessi.

Il Populismo non è una causa, ma un effetto: è stata la risposta agli errori epocali compiuti da classi dirigenti poco lungimiranti, ingorde, convinte di essere moderne solo perché capaci di innalzare bandiere che non avevano alcun effetto positivo sulla vita quotidiana di milioni di persone. Il Populismo, in parte a ragione, anche se carico anch’esso di difetti, ha spazzato via come fosse uno tsunami la diga sempre più piena di falle di un potere consumato, non illuminato, non lungimirante, autocratico, povero di idee, programmi e progetti tali da rispondere alla mutate esigenze delle democrazie moderne. Poteri logori o maceri che hanno addirittura dimostrato, sul piano storico, come siano più efficienti le società meno democratiche, dirigiste, governate da leader forti.

La continuazione a pagina 27

La rinascita del Popolarismo sarà possibile solo se intere generazioni di militanti e di dirigenti sapranno riavvicinarsi al Popolo, quello vero, quello fatto di carne e ossa, quello degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori, dei piccoli imprenditori, dei professionisti che non hanno santi in paradiso, degli anziani e dei loro acciacchi, dei giovani precari che non possono accedere a un mutuo, delle donne che desiderano figli ma sanno che non riuscirebbero a mantenerli, dei troppi che non hanno neanche più i soldi per nutrirsi bene. Il Popolo ha bisogno non di élite che organizzano convegni, ma di leader politici e sindacali che sappiano imitare i migliori esempi dell’Ottocento e del Novecento, che capiscano che cosa sono le nuove sofferenze, che comprendano quali sono state le nuove forme di emarginazione prodotte dalla globalizzazione e da un modo errato di concepire l’Unione Europea. Il Popolarismo senza Popolo non può esistere! (Massimo Tigani Sava)

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