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Nduja di Spilinga e riconoscimento Igp. Quali scelte sulle materie prime? Cosa ne pensano Regione e Cciaa di Vibo?

13 Marzo 2019 - Local Genius

Nduja di Spilinga e riconoscimento Igp. Quali scelte sulle materie prime? Cosa ne pensano Regione e Cciaa di Vibo?


Alcune domande sui possibili contenuti del disciplinare che dovrà regolare l'Indicazione geografica Nduja di Spilinga il cui iter burocratico è in cammino

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È in cammino l’iter burocratico per il possibile riconoscimento della ’Nduja di Spilinga Igp. Il traguardo è importante in quanto il marchio Ue tutelerebbe sui mercati una specialità calabrese, sicuramente originaria di Spilinga, oggi famosa in tutto il mondo e ovviamente imitata anche fuori regione. Dal punto di vista territoriale è giusto e sacrosanto che la ’Nduja Igp si riferisca alla comunità vibonese in cui è nata e da dove si è diffusa, passo dopo passo. Spilinga, piccola e laboriosa realtà sita nell’area del Monte Poro, a pochi chilometri dalla celebre località turistica di Tropea, vanta oggi numerosi produttori. Restano da porsi alcune domande che hanno rilevanza strategica.

Partiamo da carni e grassi. La ’Nduja di Spilinga Igp potrà essere prodotta solo ed esclusivamente con carni suine nazionali, premiando inoltre in qualche modo la vera filiera calabrese? Che senso avrebbe consentire, infatti, l’uso di carni straniere, magari anche extra Ue? Passiamo ora al peperoncino, che nell’impasto della ’Nduja rappresenta circa il 30 per cento. Anche per quanto riguarda il piccante ortaggio, che conferisce alla specialità inconfondibili sapori e profumi, si intende limitare l’uso alle produzioni calabresi o addirittura della sola provincia di Vibo Valentia e in particolare del Monte Poro? Si eviterà con fermezza, nel disciplinare, ogni possibile uso di peperoncino straniero e in particolare di provenienza extra Ue?

Non conosciamo lo stato dei lavori circa il riconoscimento dell’Igp, e siamo certi che si farà per il meglio, venendo incontro alle legittime esigenze di un territorio per il quale l’agricoltura e l’agroalimentare rappresentano una reale speranza di crescita. Le domande che poniamo sono importanti e riguardano il futuro delle vere filiere Made in Italy e Made in Calabria. Una precisazione a questo punto è d’obbligo. Mentre per il peperoncino si può ipotizzare un limite produttivo alla sola Calabria (esistono, infatti, già diverse filiere attive e il loro potenziamento può essere abbastanza rapido), per le carni l’apertura alla dimensione nazionale è necessaria in quanto in Calabria gli allevamenti di suini non sono certo sufficienti a soddisfare neanche un terzo dell’attuale produzione di ’Nduja. È ovvio, comunque, che il disciplinare della Igp potrebbe in qualche modo incentivare e “premiare” la filiera corta vibonese e calabrese, prevedendo magari i concetti di “riserva” o simili. Sarebbe interessante se alle domande poste volesse rispondere, in primis, il Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, nella certezza che tutto il sistema agroalimentare regionale sia interessato a vedere ben valorizzati, anche dal punto di vista del prezzo e del riconoscimento degli sforzi dei produttori, le proprie tipicità. Proprio a partire dall’eclettica e ormai famosissima ’Nduja, salume spalmabile piccante che nelle sue migliori espressioni è apprezzato in tutto il mondo. Ricordiamo che una certa valorizzazione e “protezione” meriterebbe la tradizionale “Orba”, la forma in cui la ’Nduja di Spilinga è nata. Sarebbe infine interessante conoscere anche il parere, rispetto alle domande poste, della Camera di Commercio di Vibo Valentia.

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