«Arriva la primavera e finisce l’inverno che si è classificato come il quarto più caldo di sempre sul pianeta a livello climatologico facendo registrare una temperatura, sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,84 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo. È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti in occasione dell’equinozio di primavera delle ore 22,58 del 20 marzo che segna il cambio di stagione, sulla base dei dati della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre dal 1880, dalla quale si evidenzia che il record della temperatura invernale più elevata resta quello del 2016». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Coldiretti nazionale il 20 marzo 2019, e che riportiamo integralmente.
«La temperatura invernale a livello globale è aumentata ad un ritmo di 0,07 gradi per decennio dal 1880 ad oggi ma il tasso – sottolinea la Coldiretti – è il doppio con un valore di 0,14 gradi per decennio a partire dal 1981, a conferma della tendenza ad una accelerazione del processo di surriscaldamento del pianeta. In Europa l’inverno che si è chiuso è stato – continua la Coldiretti – il settimo piu’ caldo da quando sono iniziate le rilevazione nel 1910 con una temperatura superiore di 1,78 gradi il periodo di riferimento».
«Anche in Italia si è verificata una evidente anomalia con l’inverno che – rileva la Coldiretti – è stato più caldo con una temperatura superiore di 0,40 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento e si colloca al 23esimo posto tra i più bollenti dal 1800, secondo Isac Cnr. L’aumento delle temperature è accompagnato da una preoccupante siccità con la caduta al nord di circa il 50% di precipitazioni in meno che – precisa la Coldiretti – hanno lasciato le montagne senza neve e campi, fiumi e laghi all’asciutto nel momento in cui l’acqua è essenziale per l’irrigazione delle coltivazioni».
«Allo stato attuale – sostiene la Coldiretti – nel nord Italia la situazione è peggiore di quella del 2017 che ha creato difficoltà anche per gli usi civili nei centri urbani ed è costata 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura a causa della siccità che ha tagliato i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino al mais, ma anche alle risaie, ai vigneti e al fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte. Sul Po in magra sembra piena estate con il livello idrometrico al Ponte della Becca è di -2,89 metri, come nell’ agosto scorso, ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dall’8% del lago di Como al 15% dell’Iseo fino al 28% del Maggiore secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti».
«L’andamento anomalo di quest’anno conferma purtroppo i cambiamenti climatici in atto che si manifestano – continua la Coldiretti – con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal maltempo alla siccità. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole che – sostiene la Coldiretti – devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Per queste ragioni i giovani della Coldiretti hanno partecipato a #Fridaysforfuture, la mobilitazione globale che nasce con le proteste della giovane attivista svedese Greta Thunberg per chiedere ai decisori politici misure concrete contro i cambiamenti climatici».