«Nel trimestre gennaio-marzo 2019, il deficit della bilancia commerciale agroalimentare italiana è stato pari a 572 milioni di euro e si è ridotto del 46.4% rispetto allo stesso periodo di rilevazione dello scorso anno; l’export agroalimentare italiano è aumentato del +5.3% rispetto al primo trimestre del 2018; è stato principalmente trainato dall’export alimentare che ha registrato una variazione tendenziale di 6.3 punti percentuali; i mercati di sbocco storici hanno avuto performance positive per il settore alimentare: +9.5% Germania; +3.9% Francia; +15.7% Regno Unito; +10.6% Stati Uniti». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Cia nazionale il 16 maggio 2019, e che riportiamo integralmente.
«Regno Unito e Stati Uniti – spiega il comunicato – hanno continuato a registrare tassi di crescita più che positivi anche in presenza di una situazione economica incerta data dalla Brexit da un lato e dalla minaccia di dazi USA dall’altro; ciò che è da comprendere è se tali spinte al rialzo siano solo fenomeni di breve periodo causati dall’insicurezza dei mercati o se nel caso si concretizzino determinati scenari si avranno ripercussioni più serie sull’export nazionale. Nonostante l’entrata in vigore a febbraio del trattato di libero scambio con il Giappone – conclude la nota stampa ufficiale di Cia nazionale – i dati hanno mostrato una leggera flessione nelle esportazioni di cibi e bevande: -0.9% l’export alimentare su base tendenziale per il primo trimestre del 2019. Da tenere in considerazione nell’analisi di questi dati è sicuramente la forte espansione dell’export Made in Italy registrata nel 2018 che potrebbe aver già portato i livelli delle esportazioni italiane in terra nipponica ad un livello fisiologico per cui l’apertura dei mercato attraverso il trattato non abbia sortito effetti rilevanti».
Fotografia pubblicata: una forma di Grana Padano Dop, uno dei giganti del Made in Italy agroalimentare