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Limitazioni su vendite sottocosto di prodotti freschi e deperibili? No di Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad

13 Giugno 2019 - Local Genius

Limitazioni su vendite sottocosto di prodotti freschi e deperibili? No di Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad


«Questa previsione non tiene conto delle prassi operative, delle abitudini di acquisto dei consumatori e delle legittime valutazioni commerciali del distributore»

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“Le limitazioni  sulle vendite sottocosto dei prodotti freschi e deperibili approvate la scorsa settimana dalla Commissione Agricoltura della Camera rischiano di danneggiare i consumatori e gli stessi operatori agricoli che si intenderebbero tutelare”, affermano in una nota congiunta Confcommercio, Federdistribuzione, Ancc Coop, Ancd Conad. Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata il 12 giugno 2019 da Confcommercio nazionale e che riportiamo integralmente. “L’effettuazione di queste operazioni commerciali – continua la nota – verrebbero perlopiù ridotte alle vendite di fine giornata per evitare il deperimento delle merci. È evidente  che questa previsione non tiene conto delle prassi operative, delle abitudini di acquisto dei consumatori e delle legittime valutazioni commerciali del distributore. Si ricorda infatti che il sottocosto rappresenta una delle leve commerciali concesse al distributore per meglio svolgere la propria attività di vendita, adeguandola alle circostanze ed alle diverse situazioni di mercato. La questione di fondo dovrebbe essere quella di non fare ricadere sui fornitori il costo dell’operazione commerciale e non, viceversa, di vietare la stessa. Basterebbe dunque agire in questa direzione». «Inoltre – aggiungono le organizzazioni – affrontare il problema agendo semplicemente in senso restrittivo significa danneggiare i consumatori, che perderebbero occasioni favorevoli di acquisto e le stesse imprese agricole, che vedrebbero inevitabilmente ridursi i loro fatturati, poiché i vincoli all’effettuazione di queste vendite limiterebbero necessariamente gli approvvigionamenti per il rischio di invenduto e quindi di spreco alimentare. A chi gioverebbe tutto questo? – si chiedono –. Sarebbe opportuno un ripensamento sul tema, affrontando l’argomento in modo pragmatico e senza pregiudizi, anche a tutela dei consumatori. Auspichiamo – concludono – che il 13 giugno la Commissione Attività Produttive, nell’esprimere il proprio parere sul provvedimento, valuti con attenzione gli effetti che ne deriverebbero e chieda alla commissione di merito un ulteriore  approfondimento che porti a sostanziali modifiche delle misure proposte».

Fotografia pubblicata: immagine generica di vendita di ortofrutta (archivio Local Genius)

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