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Vola nel mondo il prezzo del riso. Occasione per aumentare l’export del Made in Italy

12 Giugno 2020 - Local Genius

Vola nel mondo il prezzo del riso. Occasione per aumentare l’export del Made in Italy


Coldiretti fa il punto, tra emergenza Coronavirus, problemi climatici, questioni legate ai mercati internazionali. Prandi: ruolo centrale per l'agroalimentare

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«Salgono a livello globale i prezzi del riso che è il cereale più consumato sulle tavole di tutto il mondo dove l’aumento della domanda durante il lockdown si scontra con le incertezze del raccolto nei principali produttori dall’India all’Indonesia, dalla Thailandia al Vietnam, secondo il Wall Street Journal che segnala come il prezzo del riso future sia arrivato a toccare il valore più alto dal 2011 per la prima scadenza del mercato CME. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che l’Italia è il principale produttore europeo di riso con circa la metà dell’intero raccolto comunitario». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Coldiretti nazionale l’11 giugno 2020, e che riportiamo integralmente.

«Il mercato mondiale del riso – sottolinea la Coldiretti –  è sconvolto dalla scarsa produzione negli Stati Uniti nel 2019 e dalle preoccupazioni per gli effetti della prossima stagione dei monsoni sui raccolti nei Paesi del sud-est asiatico che hanno da poco ripreso le spedizioni all’estero. Durante la fase più acuta della pandemia infatti – ricorda la Coldiretti – il Vietnam ha contingentato le esportazioni che sono state invece bloccate dal Bangladesh per il riso locale, mentre in India le consegne per l’estero si sono fermate a seguito delle pesanti conseguenze del lockdown. Una combinazione di restrizioni, interruzioni dei trasporti e turbolente variazioni dei prezzi che hanno creato – spiega Coldiretti – fratture nella catena alimentare e nell’offerta globale di cibo, mettendo in pericolo le regioni più vulnerabili del pianeta».« L’Italia fortunatamente – continua la Coldiretti – è il principale produttore di riso in Europa con le coltivazioni che si estendono su un’area di 220mila ettari e 4mila aziende agricole che raccolgono 1,40 milioni di tonnellate di riso all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori del mondo. A confermare la centralità della produzione di riso Made in Italy è – precisa la Coldiretti – l’accelerazione che si è avuta nella firma del protocollo di intesa tra il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e l’Amministrazione generale delle Dogane della Repubblica popolare cinese, che consente addirittura l’esportazione in Cina di riso Made in Italy da risotto».

«Una decisione che – continua la Coldiretti – potrebbe significare una spinta alle esportazioni di riso italiano nel mondo che nel 2019 sono già risultate in aumento del 4% per un valore di quasi 550 milioni, anche se preoccupa l’incremento delle importazioni nell’Unione Europea di riso lavorato da Paesi extracomunitari che valgono ormai più del 70% del totale. L’aumento del valore del riso è solo la punta dell’iceberg della rivoluzione provocata dalla pandemia sui mercati internazionali dove si stanno rivoluzionando le priorità con la disponibilità delle produzioni agricole che è diventata più preziosa e strategica per i singoli Paesi. Nonostante una storica sottovalutazione dell’importanza del settore, l’Italia – riferisce la Coldiretti – può ancora contare su una agricoltura che si classifica al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto grazie ai primati produttivi, dal grano duro per la pasta al riso, dal vino a molti prodotti ortofrutticoli ma anche per la leadership nei prodotti di qualità come salumi e formaggi». “In gioco c’è una filiera allargata che in Italia dai campi agli scaffali vale oltre 538 miliardi con oltre 3,6 milioni di occupati con l’allarme globale provocato dal Coronavirus che ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre dunque salvaguardare un settore chiave per la sicurezza e la sovranità alimentare soprattutto in un momento in cui con l’emergenza Covid -19 il cibo ha dimostrato tutta la sua strategicità”.

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