«Promuovere maggiore condivisione di know-how in materia di cooperazione e agevolare le nuove generazioni nell’accesso a strumenti e soluzioni concrete per la gestione del rischio. Questi gli obiettivi che Agia, l’Associazione giovani imprenditori agricoli di Cia-Agricoltori Italiani ha messo al centro della conferenza europea organizzata a Cesena, nella Cooperativa Agricola Cesenate-CAC Seeds, in occasione della tre giorni di working group con il Ceja (Consiglio Europeo dei Giovani Agricoltori) e dal titolo “Giovani imprenditori agricoli i semi per il futuro dell’Europa. Impresa, conoscenza e gestione del rischio”. Provenienti da 14 Paesi europei, un centinaio di giovani agricoltori – con incontri e tour in aziende tra Bologna, Cesena e Ravenna – hanno fatto quadrato attorno alle priorità per l’agricoltura di domani, tra Pac e Brexit, in vista anche delle imminenti elezioni Ue. Tra queste, appunto, l’attenzione a leve strategiche alternative e più coraggiose, come il fare impresa insieme e investire in grandi progetti su larga scala, usufruendo di misure che tutelino dalle incertezze di mercati e clima». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Cia il 15 marzo 2019, e che riportiamo integralmente.
«Del resto, i numeri danno adito – spiega il comunicato – a nuove riflessioni. In tutta Europa, secondo le analisi dell’Ufficio Studi Cia-Agricoltori Italiani su dati Eurostat 2018, sono oltre 10 milioni le persone impiegate in agricoltura, ma solo l’11% di loro ha meno di 40 anni (32% da 65 anni in su), con l’Italia che scende sotto il 10%. Il 65% delle aziende è di piccola dimensione con meno di 5 ettari di terreno. In Italia, si contano poco più di un milione di imprese (10% del totale), con superficie agricola utilizzata pari al 7% di quella europea. L’Italia, che è la terza economia agricola con il 12% del fatturato comunitario del settore, con circa 12 milioni di Sau, ha poco più di 4 mila cooperative agroalimentari associate, con oltre 34 miliardi di fatturato e più di 90 mila addetti. Un quarto del giro d’affari dell’industria alimentare (circa 132 mld) è generato dalle imprese cooperative distribuite in tutta Italia, con maggior incidenza al Nord (45%) e al Sud (42%), meno al Centro Italia (13%). È con a mente tale scenario che in Emilia-Romagna, principale regione per fatturato prodotto da cooperative agroalimentari (il 37%, a fronte del 19% in Veneto e del 10% in Lombardia), Agia-Cia ha chiamato a confronto esperti del settore e mondo imprenditoriale, affiancando al tema della cooperazione in agricoltura quello della gestione del rischio e della stabilizzazione del reddito d’impresa, di stringente importanza in un Paese come l’Italia, con il 91% di comuni a rischio frane e/o alluvioni e il 16,6% di territorio classificato a maggiore pericolosità. Ciò, senza trascurare i processi di globalizzazione dei mercati internazionali o la più vicina Brexit, che rendono ancor più vulnerabili le aziende italiane».
“Il working group organizzato in Italia con il Ceja – è intervenuto Stefano Francia, presidente nazionale di Agia-Cia – è stato occasione preziosa di condivisione con i colleghi di tutta Europa. In campo abbiamo messo il nostro approccio all’agricoltura a livello aziendale e cooperativistico, oltre a buone pratiche aziendali, il cui successo risiede in primo luogo nella collaborazione. In questo contesto – ha aggiunto Francia – soprattutto per le aziende giovani e in fase di startup che investono in innovazione di processo, prodotto e mercato, con oneri finanziari significativi e per questo con la necessità di stabili flussi economici; la gestione del rischio rappresenta un pilastro fondamentale da incentivare. Fa da sostegno -ha concluso Francia- a leve importanti, come il territorio e le sue risorse o anche l’innovazione. Sono d’esempio ed erano tappe della tre giorni emiliana, il Consorzio di Bonifica, modello di gestione delle acque quale asset di future politiche europee e per la competitività delle imprese agricole. E la Cooperativa Braccianti Massari con le sue moderne strutture di peso internazionale, nate in una terra all’origine paludosa e infestata da malaria, grazie alla visionaria intuizione di Nullo Baldini”.
«L’iniziativa Agia-Cia e Ceja – conclude la nota stampa – è stata possibile anche grazie al patrocinio della Regione Emilia-Romagna con l’attenzione dell’assessore all’Agricoltura, caccia e pesca, Simona Caselli».