“Le conseguenze economiche dell’embargo della Russia sulle importazioni di prodotti agricoli e dell’industria alimentare sono molto pesanti per l’Italia. Dall’entrata in vigore del divieto di importazione di molti prodotti agricoli e dell’industria alimentare, il valore annuo dell’esportazioni italiane (confronto 2018 su 2013) risulta ridotto di 153 milioni di euro (-22%), dopo aver raggiunto nel 2015 la punta di 324 milioni di euro”. Lo rileva il Centro studi di Confagricoltura nel rapporto: “Conseguenze economiche dell’embargo della Russia sulle importazioni dall’Italia di prodotti agricoli e dell’industria alimentare”, così come si evince da una nota stampa ufficiale diramata il 27 febbraio 2019, e che riportiamo integralmente.
«I settori produttivi più colpiti, per Confagricoltura – spiega il comunicato – sono la frutticoltura (-100%), il comparto delle carni (-99,9%) e quello degli ortaggi (-99,7%). Seguono il latte e derivati (-93%) e le preparazioni di cereali (-31,3%). Le regioni italiane più danneggiate solo nel 2018 rispetto il 2013, sono state l’Emilia Romagna (-67 milioni di euro), il Piemonte (-42 milioni di euro) e il Veneto (-40 milioni di euro)». “Tenendo conto – ha stimato il centro studi di Confagricoltura – della crescita delle esportazioni italiane di prodotti agricoli e dell’industria alimentare verso la Russia nel periodo 2009-2013, e proiettandola nel periodo 2014-2018, si stima che il valore complessivo della perdita economica dell’Italia a causa dell’embargo russo sia stato 2.431 milioni di euro. Nel 2020 arriverebbe a 3.706 milioni di euro “. «Intanto gli agricoltori russi, incentivati dal loro governo a tendere all’autosufficienza alimentare, perseguono – sottolinea il comunicato – l’aumento produttivo in termini quantitativi e qualitativi». “Sollecitiamo l’Ue a riconsiderare le posizioni assunte – conclude Confagricoltura – poiché c’è il rischio che i nostri prodotti non trovino più spazio su questo importante mercato”.