Il progetto Grande Catanzaro è intelligente, è utilissimo (direi addirittura indispensabile), ha rilevanza strategica per affrontare tutte le problematiche e le emergenze relative allo sviluppo economico-sociale di una vasta area centrale della Calabria. Nicola Fiorita, sindaco del capoluogo, ha dimostrato convinta umiltà e saggezza politica nel disegnare una prospettiva che può rappresentare una svolta decisiva nella storia di Catanzaro e di tutti i comuni che la condivideranno, con pari dignità e visione. Gli attacchi strumentali al sindaco Nicola Fiorita, che peraltro non ha rivendicato primogeniture, non hanno respiro collettivo, poggiano su pilastri di cartone, guardano al passato. Amministrare Catanzaro e i Catanzaresi non è impresa facile per nessuno, soprattutto in una fase storica caratterizzata da alta disoccupazione e sottoccupazione, figli emigrati, famiglie in sofferenza, inadeguatezza strutturale di servizi primari, difficoltà per le imprese tra asfissia del mercato, rigidità finanziaria e continue necessità di adeguamento a nuove regole e nuovi scenari. I ritardi accumulati sono tanti, troppi: non devono valere come scusa per quanti amministrano oggi, ma neanche come leva ipocrita per generare continui stati di insofferenza. Io partirei da un punto cruciale, con un approccio che è prima filosofico e poi politico: Nicola Fiorita ha l’onesta di fondo e la caratura culturale per immaginare e sostenere un progetto ambizioso qual è la Grande Catanzaro. Se lo si realizzasse, con benefici enormi per una popolazione di riferimento che può aggirarsi attorno ai duecentomila abitanti, sarebbe uno splendido regalo che faremmo ai nostri figli e nipoti, piuttosto che a noi stessi. Analogo ragionamento vale per Reggio Calabria, per Cosenza-Rende, per Corigliano-Rossano, nonché per ogni altro territorio regionale che presenti analoghi presupposti. Unire le forze, avere una comune programmazione del territorio, individuare assieme le linee di sviluppo, condividere il funzionamento di servizi indispensabili, fare massa critica, significa ottenere solo vantaggi, per tutti, di qualsivoglia colore politico.
Un’area metropolitana catanzarese che possa far leva sulla straordinaria risorsa geografica e storica dell’Istmo, che racchiuda comunità montane (presilane, silane) e marinare distanti tra loro una mezz’ora d’auto, che possa parlare in un unico ragionamento di turismo della neve e balneare, di boschi, mare e colline, di funghi, pascoli e pesce azzurro, di residenze per gli anziani in zone silenziose e fresche così come di economia della notte, forse rumorosa ma vantaggiosa se ben organizzata, è una risorsa gigantesca. Nicola Fiorita ha gli strumenti culturali e dialettici, ma anche la maturità politica necessaria, fatta di una crescente disponibilità all’ascolto e al dialogo, per affrontare il tema scongiurando stupide gelosie, chiusure mentali, opposizioni pregiudiziali. Ci sono interi contesti di questa Grande Catanzaro in cui avere un immobile di proprietà, sia esso un appartamento o una villetta, costituisce un problema e una spesa insostenibile piuttosto che un capitale positivo e ben investito. Ci sono paesini, attorno a Catanzaro, che non hanno e non potranno avere, da soli, nessuna possibilità reale di crescita e saranno costretti a subire un graduale processo di calo demografico e di ridimensionamento di funzioni vitali. La Stessa Catanzaro, che ha visto intere fette di popolazione trasferire la propria residenza oltre i confini storici del capoluogo, ha bisogno di andare oltre, di prefigurare scenari più alti e importanti. Bisogna lodare i sindaci di comuni limitrofi che hanno già accolto l’appello, e tentare di portare sulla stessa strada quelli meno convinti. Chi immaginò, diversi decenni fa, la Grande Reggio ha avuto ragione: ora si tratta solo di saper raccogliere i frutti. Chiunque stia guardando all’area metropolitana di Cosenza-Rende (la definisco così per comodità), fa bene a prefigurarla. L’idea della Grande Catanzaro cammina su questo identico binario, è corretta, va rafforzata adeguatamente, va sostenuta. Ha detto bene Fiorita nella presentazione dei giorni scorsi: i vantaggi sarebbero tanti e consistenti, sia sul piano politico, per la maggiore rappresentatività di un territorio dalle enormi potenzialità, sia amministrativo.
La Grande Catanzaro va pensata in modo policentrico, assegnando a ogni comunità alcune attività e funzioni prevalenti. Questa Metropoli Catanzarese ha una collocazione geografica invidiabile: sull’Istmo, con ricadute culturali e di marketing territoriale che abbiamo discusso in un recente convegno nella Biblioteca Civica, e su un tratto meraviglioso di costa jonica. Una porta di ingresso per il Mediterraneo orientale e di uscita per il Mediterraneo occidentale. Uno snodo nevralgico in cui tutte le comunità limitrofe (chiedo indulgenza per le poche e non esaustive citazioni), da Gimigliano e Pentone verso il Reventino e la Sila, a Settingiano, Caraffa e Tiriolo verso il Tirreno, a Simeri, Soveria e Sellia verso il Crotonese, e a Borgia e Squillace al di là del Corace verso il Soveratese, in cui nessuno debba sentirsi periferia, ma piuttosto, valorizzando al meglio le proprie diverse vocazioni, perno di un vasto sistema policentrico. Una Grande Catanzaro città di mare e di montagna, di parchi archeologici e di musei, di centri storici bellissimi, di un clima ideale in ogni stagione, di abbondanza d’acqua, di servizi avanzati ma anche di agricoltura, pastorizia, buon cibo e artigianato, di sanità d’eccellenza, di studi superiori: un luogo in cui diventi un piacere vivere e mettere su famiglia, comunque la si intenda, e dal quale non occorra più scappare in cerca di lavoro! (Massimo Tigani Sava)