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EDITORIALE – Luci accese sullo stadio, ma luci spente su una Catanzaro che rinuncia al ruolo di Capoluogo di regione

25 Agosto 2023 - Massimo Tigani Sava

EDITORIALE – Luci accese sullo stadio, ma luci spente su una Catanzaro che rinuncia al ruolo di Capoluogo di regione




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EDITORIALE – Luci accese sullo stadio, ma luci spente su una Catanzaro che rinuncia al ruolo di Capoluogo di regione

Le polemiche esplose sui lavori dello stadio vi sembrano all’altezza del ruolo e dello status di un Capoluogo di regione? In questa vicenda di manto erboso, luci ed esordio in casa o a Lecce della squadra giallorossa si è definitivamente configurata la dimensione inadeguata di un certo confronto politico a Catanzaro. Né quella parte di opinione pubblica che ha partecipato, alzando i toni, a questo teatrino pro o contro l’amministrazione comunale ha dato il meglio di sé, dimostrando davvero, e nel modo corretto, di amare la Città dei Tre Colli. Amare Catanzaro significa preoccuparsi del suo mesto presente e del suo incerto futuro, ridandole quel peso politico, economico e civile smarrito da troppo tempo.
Gli errori di comunicazione sono stati tanti, a partire dallo stesso sindaco e da quella porzione della sua cerchia ristretta (in gergo giornalistico inner circle) che si è schierata in prima linea: hanno dato troppo presto e con eccessiva enfasi fiato alle trombe, esaltando i termini di un argomento che avrebbe meritato i binari dell’ordinarietà. Portare a compimento, in modo serio, i lavori del “Ceravolo” non era una piccola Marcia di Mao, ma un semplice dovere. In tutta onestà non credo che un governo Abramo o Donato si sarebbe comportato con minore sollecitudine. All’amico Alberto Carpino, tra tutti, dico che ha esagerato dal punto di vista dialettico nel raccontare, su Facebook, l’andamento dei lavori. Comprendo l’apprensione per i tempi, conosco il suo carattere spontaneo, ma i suoi post sono stati troppi e talora fuori misura: avrebbe dovuto far curare ad altri la comunicazione ufficiale sull’andamento dei lavori. Il caro Alberto (che amo ricordare per le meritorie battaglie di Slow Food e per la missione di docente che svolge con straordinario impegno nello storico Istituto Agrario) era stato scelto come tecnico e questo ruolo asettico avrebbe dovuto svolgere lasciando ad altri giudizi e verifiche. Al caro Pasquale Squillace, ingegnere molto competente ed eclettico, generoso nel suo agire multidisciplinare, consiglio di riflettere sulla natura più autentica della figura di capo di gabinetto di un Comune Capoluogo. Non c’erano record da battere, non era la battaglia della vita, il calcio è solo un aspetto di un contesto economico-sociale carico, purtroppo, di emergenze irrisolte. I drammi gravi e pesanti di Catanzaro sono altri, atavici e incancreniti. Non c’era alcun miracolo da compiere, se non quello di spendere secondo legge e con solerte impegno il congruo finanziamento concesso dalla Regione Calabria per l’adeguamento dello stadio agli standard richiesti dalla serie B. Non è un dramma se la prima partita la si giocherà a Lecce, per quanto dispiaccia che la società debba rinunciare a meritati incassi di botteghino. Lavorare bene e compiere il proprio dovere, soprattutto se pagati per farlo, non è una notizia da prima pagina. Sarebbe stata, invece, una cattiva notizia il dover constatare l’eventuale accumulo di ingiustificati e penalizzanti ritardi. Non è stato così, ed è un bene, ma senza ergersi a emblemi di un cambiamento che deve avere ben altri significati e contenuti! Nicola Fiorita non sarebbe stato un sindaco da ricordare nella storia se i Giallorossi fossero riusciti a disputare la prima di campionato al “Ceravolo”. Né è un sindaco che ha fallito se questo appuntamento viene rinviato di qualche giorno. Fiorita, invece, è chiamato a meditare tanto sullo spessore, prima di tutto politico, che deve avere il sindaco di un Comune Capoluogo, e sulle ragioni più profonde che hanno indotto tanti elettori a votarlo al ballottaggio in una città in cui il centrodestra ha una netta maggioranza di consensi (oggi forse più di ieri).
Non sono degne di attenzione, quindi, le troppe polemiche lette sui social, alcune delle quali sono evidentemente strumentali perché finalizzate a demolire un presunto e improbabile successo dell’amministrazione civica, oppure a cavalcare una battaglia demagogica di cortissimo respiro. Catanzaro deve concentrarsi su altri temi davvero dirimenti e strategici ed alzare di molto il livello del confronto pubblico. È probabile che la vicenda stadio sia stata, almeno per alcuni, solo un’occasione ghiotta al fine di costruire l’ennesimo scontro tra opposte fazioni. Del resto con le sue ultime scelte l’amministrazione Fiorita-Talerico-Pd ha contribuito a riscaldare gli animi e ad alimentare convinte sacche di dissenso.
Se fossi al posto del sindaco tenterei di tirare le redini e di iniziare ad aprire un ragionamento critico importante sulla e con la Città: fissare le priorità d’azione con straordinaria trasparenza, fare il punto su tutte le partite più serie e delicate, sottolineare le difficoltà di percorso e stabilire i tempi d’intervento, evitare trionfalismi fuori luogo, rivolgersi alle opposizioni con spirito costruttivo (ma quest’ultima è, ormai, una partita molto incrinata!). Anche sul fronte delle attività culturali, di spettacolo e di intrattenimento, cui dedicherò un’apposita nota, suggerirei, nel complesso, approcci più riflessivi. Le sorti di Catanzaro e dei suoi abitanti dipendono soprattutto da altro! (Massimo Tigani Sava)

Immagine pubblicata: particolare di fotografia estrapolata dal profilo Facebook di Alberto Carpino, rielaborata graficamente

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