“L’agrifood traina l’export del made in Italy, intercettando una domanda estera di prodotti agroalimentari in crescita, nonostante le criticità e le tensioni commerciali internazionali in atto; le nostre imprese agroalimentari dovranno essere supportate ad ampliare, a diversificare l’offerta e ad individuare nuovi mercati di collocamento”. Lo sottolinea il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, in relazione a quanto indicato dal ‘Rapporto Export 2019’ di Sace Simest (Gruppo Cassa Depositi e Prestiti), presentato il 30 maggio a Milano. È quanto si legge in una nota stampa ufficiale diramata il 30 maggio 2019 da Confagricoltura nazionae, e che riportiamo integralmente. «Il ‘Rapporto Export’ – ricorda Confagricoltura – prevede, per il 2019, una crescita delle esportazioni dell’agrifood italiano del 3,8%, trainata dall’aumento della domanda estera di prodotti agroalimentari; pone in evidenza pure le criticità dell’agroalimentare sul mercato globale, derivanti dal rischio di una hard Brexit, dalle sanzioni russe ancora in vigore e dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti da un lato e Cina e Ue dall’altro; però l’Ue si sta muovendo per sviluppare il potenziale in altri importanti mercati, in questo senso vanno, ad esempio, gli accordi commerciali che ha stipulato con Giappone e Canada. Ulteriori opportunità andranno ricercate in Cina e più in generale nel continente asiatico, a condizione che vengano rimosse pure le barriere non tariffarie che frenano il nostro export».
“Concordo con la lettura di Sace Simest della situazione in atto – osserva Massimiliano Giansanti -. I prodotti agroalimentari sono un potente motore per l’aumento delle esportazioni complessive, dovute alla capacità delle nostre imprese e all’alta reputazione che hanno i prodotti italiani in termini di qualità. Le incertezze e le tensioni sul mercato globale non devono scoraggiare la propensione imprenditoriale all’export, che però andrà sostenuta dagli accordi bilaterali dell’Unione europea (se garantiranno condizioni di reciprocità e standard produttivi europei), dalle politiche nazionali di sostegno, dal potenziamento delle infrastrutture e dall’innovazione”.
“I risultati dell’export agroalimentare, già positivi ed incoraggianti, potrebbero essere maggiori se migliorasse l’integrazione di filiera e se – conclude il presidente di Confagricoltura – crescesse l’export di prodotti agricoli che invece marca il passo, come ha sottolineato anche Sace Simest, per la riduzione delle vendite in diversi comparti, come frutta, carni, ortaggi e legumi, cereali. Arrivare nel giro di pochi anni a 50 miliardi di export agroalimentare è un risultato alla portata del sistema”.
Fotografia pubblicata: Un gigante del Made in Italy agroalimentare, il Grana Padano
(archivio Local Genius)