“L’innovazione è il principale motore di sviluppo per le nostre imprese che, pur mantenendo la loro identità e distintività, intendono essere sempre più competitive sui mercati, rispondendo alle sfide della globalizzazione, dal cambiamento climatico alla sicurezza alimentare e idrica, dall’economia circolare ai sistemi agroalimentari sostenibili e resilienti. Come CREA siamo in prima linea per accompagnarle e sostenerle in un percorso di crescita a beneficio di tutto il Paese e in tal senso il nostro progetto di Agroforestry per il cotone sostenibile in collaborazione con uno dei simboli della moda italiana nel mondo è emblematico”. Così il Presidente del CREA, prof. Andrea Rocchi, in visita all’azienda sperimentale del CREA Agricoltura e Ambiente di Rutigliano (BA), dove è in campo Apulia Regenerative Cotton (ARCO), l’ambizioso progetto che punta ad un cotone sostenibile ed interamente made in Italy, sia in modo convenzionale sia con l’innovativo approccio dell’agroforestry, in consociazione con i peschi il primo anno e con melograno e pioppo bianco dal secondo, per una filiera green a sostegno della moda italiana. Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata il 19 luglio dal Crea e che riportiamo integralmente.
«Coordinato da EFI (European Forest Institute) in collaborazione con Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente del CREA e finanziato da Armani SPA, ARCO – spiega il comunicato – è un progetto pilota quinquennale, unico nel suo genere in Europa, finalizzato a produrre cotone a ridotto impatto ambientale grazie all’uso di sistemi agroforestali. Dopo aver piantato (maggio 2023) 1 ettaro di terreno, il cotone si sta progressivamente espandendo fino a occupare, nell’arco dei cinque anni previsti, un’area complessiva di 5 ettari, diventando così il primo esperimento sul campo in Europa a testare il cotone in agroforestry con specie arboree alternative. L’agroforestry è quel sistema agricolo che prevede la coltivazione di specie erbacee negli interfilari di piante arboree o arbustive. Tale approccio, infatti, consente di ridurre l’evapotraspirazione, risparmiando in questo modo acqua irrigua, e al contempo aumenta la biodiversità agricola e introduce più sostanza organica nel suolo, incrementandone quindi la fertilità. Dopo i buoni risultati del primo anno di attività con una resa di circa 4 tonnellate per ettaro, nel 2024 il cotone è stato seminato su una estensione complessiva di 3 ha: 0,6 ha in agroforestry con melograno (varietà dente di cavallo) e pioppo bianco e 2,4 ha in monocropping. Proprio per individuare gli effetti sul cotone di differenti gestioni colturali e dello stress idrico, inoltre, è stata avviato un dispositivo sperimentale in cui vengono confrontate 3 varietà, 3 differenti gestioni del suolo (tillage, no-tillage e minimum-tillage) e due regimi irrigui (completa e deficitaria)».
«La scelta dell’azienda CREA “Maria Elisa Venezian Scarascia” di Rutigliano in territorio pugliese non è stata casuale, perché il clima mite e le peculiari caratteristiche di ambiente e territorio hanno favorito la reintroduzione di questa coltura (già presente dal XII secolo, poi abbandonata nell’ultimo cinquantennio) con un impatto positivo sulle comunità locali. I ricercatori del Centro di Agricoltura e Ambiente – conclude la nota stampa Crea – hanno avviato la creazione del campo sperimentale, attuando anche pratiche di agricoltura rigenerativa, rispettose dei cicli naturali, con preparazioni del letto di semina che hanno implicato il minimo impatto sul suolo per evitare consumo di sostanza organica e l’impiego della tecnica di fertirrigazione con concimi organici. Verranno effettuati monitoraggi regolari per valutare le proprietà del cotone coltivato, oltre a verificare l’impatto ambientale e i livelli di produzione delle aree interessate».
Fotografia pubblicata: immagine allegata alla nota stampa ufficiale del Crea