“La corilicoltura in Lombardia è poco diffusa: sono solo 127 gli ettari coltivati a nocciolo nella nostra regione sui 71.000 nazionali. Si tratta, però, di un settore dal potenziale economico enorme perché c’è continua richiesta sui mercati”. Lo ha detto Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi lanciando l’idea di promuovere in Lombardia un maggior numero di noccioleti. È quanto si legge in un lancio di Lombardia Notizie, agenzia di stampa della Regione Lombardia, dell’8 dicembre 2018, e che riportiamo integralmente. “L’Italia – ha spiegato Rolfi – produce il 13% delle nocciole a livello mondiale: è la seconda potenza, ma è costretta a importare dalla Turchia fino al 30% del fabbisogno, con tutte le conseguenze relative all’innalzamento del potenziale di pericolosità, per il noto problema dell’alto contenuto di aflatossine delle nocciole turche”.
“Promuoverò un incontro tecnico tra produttori e associazioni di categoria – ha sottolineato l’assessore – per creare un distretto agricolo lombardo della nocciola e lanciare questa redditizia coltura nella nostra regione. Può essere un volano anche per rilanciare marchi storici che ultimamente hanno risentito della crisi. Regione Lombardia farà la propria parte prevedendo misure ad hoc nel prossimo piano di sviluppo rurale”. “La nocciola è un investimento sicuro e fruttifero. La zona della Brianza può essere quella più interessata a sviluppare una agricoltura che può diventare il futuro della zona anche sotto il profilo economico” ha chiosato il consigliere regionale lombardo Alessandro Corbetta.
“A Besana Brianza – ha continuato – è già presente una realtà molto innovativa, gestita da un giovane agronomo, che può fare scuola a livello regionale. La Lombardia ha un clima favorevole per questa coltura. In Brianza e nella fascia pedecollinare ci sono diversi campi agricoli abbandonati o lasciati incolti che potrebbero essere riconvertiti. Creare un distretto regionale per promuovere la corilicoltura anche in Lombardia è strategico per il recupero di aree agricole pedecollinari e propedeutico per la creazione di una vera e propria filiera italiana. Sto lavorando per portare un documento in Consiglio regionale proprio per dare una spinta maggiore a questo progetto per i nostri territori”.