«Il rimbalzo di Pasqua non basta a recuperare l’anno dei negozi. Il dato del commercio al dettaglio di aprile, sfrondato dal confronto eccezionalmente positivo rispetto allo scorso anno dovuto alle festività pasquali, è meno confortante di quanto sembri. L’aumento delle vendite di prodotti alimentari non basta ad invertire la tendenza di un anno stagnante. Soprattutto per i piccoli negozi, che chiudono i primi 4 mesi dell’anno con le vendite in territorio negativo: -0,3%, con picchi di -0,7% per le imprese con meno di 5 dipendenti. Così l’Ufficio Economico Confesercenti sui dati Istat relativi alle vendite nel commercio al dettaglio ad aprile 2019». Lo si legge in una nota stampa ufficiale diramata da Confesercenti nazionale il 7 giugno 2019, e che riportiamo integralmente.
«Ad aumentare in valore, nel mese, sono soprattutto – precisa il comunicato – le vendite di prodotti alimentari, nella grande distribuzione (+10,4%) più che nei piccoli esercizi (+4,6%). Nel non alimentare sono da segnalare, in positivo, le performance dei prodotti informatici e di telefonia e quelle dei prodotti per la cura della persona, mentre continua il trend negativo di abbigliamento e calzature. Se consideriamo quanto acquisito nei primi quattro mesi, però la dinamica delle vendite – sia in valore che in volume – rimane debole, con una variazione abbondantemente al di sotto del punto percentuale (+0,6%), e a trainarla è soprattutto la cavalcata del commercio online, cresciuto del 14,5% tra gennaio e aprile».
«Il commercio – sottolinea la nota stampa – rimane dunque in una situazione di stagnazione generale, addirittura depressa per le imprese della distribuzione di minori dimensioni. A pesare è, ancora una volta, il rallentamento dei consumi interni, su cui incide (tra i vari fattori) un clima di incertezza consistente, che pesa sempre di più sulle attività economiche e sulle famiglie. Per questo è più che mai necessario che, terminata la parentesi elettorale, il governo riprenda con decisione la sua azione e affronti i nodi irrisolti della nostra economia, dalla riduzione del debito (che deve essere credibile in Europa e allo stesso tempo sostenibile) a quella della pressione fiscale, a partire dalla cancellazione definitiva degli aumenti IVA. Che, qualora scattassero, ipotecherebbero il futuro della ripresa dei consumi e la crescita del Pil».